Quella Pace di ulivo e di colomba
raggiunta in verde acerbo e bianco puro
sul carminio violento del sangue
non è la pace d'oggi, mascherata
fra carte e un inchiostro menzognero.
Questa è pace di petto crivellato
da vecchie baionette arrugginite,
che abbandonò in tutti gli angoli del mondo
fucili che continuano a sparare
cannoni che conservano il bramito
e avvoltoi di acciaio con il gozzo
gravido di mitraglia.
È pace di atterrito capriolo
che tenta il fango sporco e scivoloso
È solo pace di voli sperduti,
di smarrito affanno, di pianeti
senza orbita certa.
Pace cenciosa, zoppa, etichettata
con "ismi" e con "anti";
gridata a squarciagola
generata in convegno e assemblee
di fosca ipocrisia.
Pace e fetore di morti insepolti;
inquieta di presagi;
rosicata da ansie e da psicosi.
È pace di fanciulli affamati
che sempre hanno ignorato
come infilare i piccoli denti
nel pane fresco di mollica bianca
con lo scricchio dorato di cortecce.
No. Questa nostra pace difficile,
fermentata, e tutta
appuntita e affilata
come vetro scheggiato
in cui le mani dure, ben serrate,
debbono reggere il cuore in sospeso
perché non si trascini né si affligga
non è pace di ulivo o di colomba.
Non è pace di gioia o di riposo.
Angela Figuera Aymeric
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